La donazione

La donazione può essere fatta al Servizio Trasfusionale o su Autoemoteca. Su quest’ultima si può donare solo sangue intero mentre
al Servizio Trasfusionale si possono effettuare donazioni di singoli emocomponenti tramite aferesi.

 

PRIMI PASSI VERSO LA DONAZIONE

La procedura di selezione del donatore e la procedura di validazione biologica dell’unità donata si pongono come principale obiettivo la tutela della salute del donatore e la sicurezza del ricevente.

A questo scopo è importante che:

1. il donatore legga e compili con attenzione e senso di responsabilità il questionario ponendo al personale sanitario eventuali dubbi o richiedendo chiarimenti. Le domande relative ad alcuni aspetti molto personali delle abitudini di vita (rapporti sessuali a rischio, uso di sostanze stupefacenti) sono molto importanti e necessitano di risposte estremamente veritiere poiché i test sierologici per i virus dell’epatite B e C, per il virus dell’AIDS e per la sifilide, eseguiti in fase precoce di infezione, possono non identificare la presenza dell’agente infettante.
2. Il medico valuti con attenzione lo stato di salute del donatore attraverso il colloquio e la visita e con l’esecuzione degli esami ematochimici e strumentali che riterrà utili.

 

VALUTAZIONE PER L’IDONEITÀ

Si effettua presso il Servizio Trasfusionale o nell’Unità di raccolta e consta di:

  • accertamento dell’identità del candidato donatore e compilazione di un questionario;
  • colloquio con il medico e valutazione delle condizioni generali di salute;
  • acquisizione del consenso informato alla donazione;
  • prelievo di due provette per effettuare tutti gli esami previsti per legge alla donazione.
REQUISITI FISICI

Al momento della donazione devono essere nella norma, cioè nei limiti previsti dalla legge:

  • Età compresa tra 18 e 65 anni (la donazione di sangue intero da parte di donatori periodici di età superiore ai 65 anni fino a 70 può essere
    consentita previa valutazione clinica dei principali fattori di rischio correlati all’età).
  • Peso non inferiore a 50 kg.
  • Pressione arteriosa sistolica inferiore o uguale a 180 mm di mercurio.
  • Pressione arteriosa diastolica inferiore o uguale a 100mm di mercurio.
  • Frequenza cardiaca regolare, compresa tra 50 e 100 battiti/minuto.
  • Emoglobina 13,5 g/dl nell’uomo e 12,5 g/dl nella donna.
  • Buono stato di salute. Non può donare chi ha comportamenti a rischio, tipo: assunzione di sostanze stupefacenti, alcolismo, rapporti  sessuali ad alto rischio di trasmissione di malattie infettive o chi è affetto da infezione da virus HIV/AIDS o portatore di epatite B o C o chi fa uso di steroidi o di ormoni anabolizzanti.

 

RISCHIO DI TRASMISSIONE DI MALATTIE INFETTIVE TRAMITE IL SANGUE O I SUOI DERIVATI

Alcune malattie infettive, causate da microrganismi, possono essere trasmesse da un individuo all’altro attraverso il sangue. La trasfusione di globuli rossi, plasma o piastrine e l’utilizzo di farmaci plasmaderivati (albumina, fattori della coagulazione, immunoglobuline) rappresentano quindi procedure a “rischio infettivo”.

È bene pertanto che la presenza di eventuali sintomi o segni di uno stato infettivo o il contatto con soggetti infetti siano sempre sottoposti all’attenzione del medico.

La presenza di uno stato infettivo (i cui segni possono essere anche un banale raffreddore o il mal di gola) in fase acuta possono dar luogo ad una transitoria viremia cioè alla presenza di virus nel circolo sanguigno.

La convivenza con soggetti affetti da alcune malattie infettive (ad esempio morbillo, parotite e altre malattie esantematiche dell’infanzia) comporta la temporanea inidoneità alla donazione anche in assenza di sintomi poiché il periodo di incubazione di queste malattie può essere anche di qualche settimana.

Di conseguenza la trasfusione di sangue portatore di virus, soprattutto in alcune categorie di pazienti (soggetti immunodepressi ematologici o oncologici), potrebbe essere estremamente dannosa.

Attualmente i test di laboratorio per la diagnosi dell’HIV e dell’epatite B e C sono estremamente sensibili e specifici e consentono di rilevare la presenza del virus nel sangue poco tempo dopo l’infezione: le nuove tecniche di biologia molecolare possono addirittura ricercare la presenza di frammenti del genoma virale nel sangue.

Nonostante gli importanti progressi scientifici e tecnologici di questi ultimi anni non si è ancora giunti al “rischio zero”. Esiste infatti un piccolo lasso di tempo in cui il virus è presente nell’organismo, ma non è rilevabile dai test di laboratorio: è il cosiddetto “periodo di finestra diagnostica”. È proprio per ovviare a questo limite dei test che durante il colloquio viene attribuita particolare attenzione ad alcuni comportamenti considerati a maggior rischio (assunzione di sostanze stupefacenti, rapporti sessuali a rischio e occasionali, convivenza con soggetti positivi per epatiti o AIDS).

 

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